Ogni casa aveva mucche. A Trebiciano c'erano circa 27 donne che vendevano il latte in citta'. Le donne del latte di Trebiciano si alzavano alle cinque del mattino. Tornavano da citta' di solito verso l'una. Dipendeva anche dal tempo. Andavano a letto la sera tardi. Due di loro avevano l'asinello. Le donne di Trebiciano andavano oltre il Vrh (cima) e proseguivano il cammino passando Pr Stie'ne (presso una parete di roccia strapiombante), Pr Bidiskine (Casa Bidischini), Pr Bajardovce (Villa Baiardi) e poi giu' a Cologna fino a Gará¹ (dove c'era un garage) all'osteria Pr Lúcje (De Lucia). Li' si fermavano a riposare un po' e a bere qualcosa. Poi arrivavano sulla strada principale, la attraversavano e scendevano a Guardiella.
Da Trebiciano in citta' ci mettevano un'ora. Tornavano a casa sudate o anche bagnate fradice. Dicevano "Non guardare mai chi sta dietro di te, ma sempre chi ti sta davanti!" Spesso andavano a Trieste in gruppo. Si incontravano all'incrocio Pr Zátouke (all'uscita del paese di Trebiciano, N.d.T.) o anche lungo la strada, perché tutti andavano a piedi. Alcune vendevano anche panna e burro solo per poter guadagnare qualcosa in piu'. Con i soldi compravano da mangiare per la famiglia. Spesso a Trieste comperavano anche vestiti. Le donne e le ragazze andavano a mendicare la cenere per le case e poi la vendevano a 20 centesimi per lavare la biancheria (bucato). Oggi a Trebiciano non ci sono piu' mucche.
Marèela Kralj versa il latte. Trebiciano 1999. |
Stanislava Kralj e' nata a Trebiciano il 22 gennaio 1904 ed ha 95 anni. Ha portato latte a Trieste per quarant'anni, dal 1922 al 1962. Avevano mucche, giovenche, un bue e un asino. Sua mamma Katarina (Ninca) vendeva latte a Scorcola. Anche la nonna portava latte a Guardiella di San Giovanni. Aveva clienti molto buoni. Si chiamava Marija, ma la chiamavano Jucka. Stana aveva 100 acquirenti. Tutte le venditrici la invidiavano e le chiedevano come faceva ad avere tanti clienti. E lei rispondeva "Chi troppo vuole nulla stringe". Stana vendeva il latte a basso prezzo, e per questo aveva tanti clienti. Ogni giorno se ne andava con il suo asinello oltre il crinale di Trebiciano verso Cologna. Sull'asino portava da 60 a 80 litri di latte. Si riposava con le altre donne all'osteria De Lucia, si beveva un ottavo di vino con l'acqua e mangiava un po' di pane.
Un giorno, quando era incinta, Stana si fermo' in osteria con le altre donne del latte. Dopo un po' comincio' a sentire i primi dolori e disse: " Done mie, devo proprio lassarve. Devo 'ndar a casa." Poi disse all'oste: "Ohi, ohi, ohi, Giovanin, bisogna 'ndar in zerca del papa a Roma." E tutti si misero a ridere. Fece ancora un centinaio di metri e si affretto' ad andare dalla zia, che abitava a Cologna. Poco dopo diede alla luce la figlia Andrina. Stana aveva una mucca cosi' brava che dava 30 litri di latte al giorno e che partori' due giovenche gemelle. Una volta sua mamma pago' una multa di 53.000 lire, lei invece una di solo 13.000 lire e anche questa poi gliela cancellarono. Si era comperata un apparecchio speciale - provin - e si misurava da sola ogni giorno la percentuale di grasso nel latte. Cosi' sapeva subito se qualcuno le vendeva latte annacquato.
Stana incinta si ferma all'osteria di Cologna. Disegno di Eva Fuèka. |
C'era una forte Bora. La mattina presto Stana chiese al marito se poteva aiutarla a portare il latte. Ma lui non voleva alzarsi, allora lo chiese al vicino Edi, detto Kartezín. Lui la accompagno' per mano fino alla cima (Vrh) e poi scesero giu' a U¹caúcevo. Alla prima sosta Edi Kartezín la aiuto' a mettere giu' la cesta pesante che conteneva 38 litri di latte. Quando la prese tra le braccia si meraviglio' e domando' a Stana: "?Scolta, ma cosa te xe 'nda 'l zervel in acua? cos' te son mata? quanti litri te ga meso?" Non poteva credere che Stana avesse fatto tutta quella strada con quella cesta cosi' pesante. Stana tolse 6 litri e subito fu molto meglio.
Un giorno Stana portava nella cesta piu' di 35 litri di latte. Si fermo' vicino ad una casa a Cologna. La casa aveva un portone appena imbiancato. Poiché intorno non c'era nessuno che potesse aiutarla a tirarsi giu' dal capo la cesta, Stana la fece scivolare a terra lungo il muro, sporcandolo tutto. Subito se la diede a gambe, che nessuno la vedesse, perché sul muro si potevano vedere tutti i segni lasciati dalla cesta.
Come sempre, Stana aveva lasciato su un muretto di pietra davanti ad una casa il vaso con il latte per una sua cliente. Poco dopo vicino al negozio vide una signora che teneva in mano quello stesso vaso che lei aveva lasciato davanti alla casa. Allora le chiese: "La me scusi, siora, dove la ga compra' questo bel vaso?" La signora rispose infastidita: "Oh, questo i lo vendi dapertuto." Stana capi' subito che la donnetta mentiva e le disse di restituirle il vaso. La signora si vergogno' e senza dire una parola restitui' il vaso con il latte che aveva rubato.
Stana mette giu' la cesta e sporca il muro. Disegno di Tina Kralj. |
Gia' sua zia e sua nonna vendevano il latte. A casa accudivano a tre mucche e un vitellino. Ogni mucca dava 15 litri di latte. Quando Norka aveva 10 anni comincio' ad andare a vendere il latte con la mamma. Andavano oltre la cima giu' a Cologna e a Pendice Scoglietto. Lei lasciava la mamma in citta' e tornava a casa prima. La mamma tornava a mezzogiorno o all'una, a seconda del tempo che faceva. Continuo' a vendere latte per 40 anni. Le donne che non avevano abbastanza latte da vendere, portavano a sua mamma tre o cinque litri. Lei lo vendeva e poi dava loro i soldi. Eleonora si alzava alle cinque, e andava a dormire alle undici di sera. Non aveva neanche il tempo di dire "Sono stanca." La mattina la mamma la svegliava dicendole: "Alzati, e' tardi!" Gli uomini non aiutavano volentieri, perché avevano altri lavori da fare in casa e nei campi. Suo papa' lavorava a Cologna. Suo suocero era spacapiere. Quando le donne del latte tornavano a casa, dovevano pulire i mastelli e portare l'acqua nella stalla. Poi dovevano appena cucinare e riordinare. Allora la lira era pesante e c'erano ancora i centesimi. Alcune donne facevano il fuoco per poi raccogliere la cenere per lavare la biancheria. Una borsa di cenere la vendevano a 20 centesimi. Eleonora aveva venti clienti che le compravano mezzo litro o un litro di latte ciascuno. Se avevano piu' soldi, allora compravano anche un litro e mezzo o due. D'estate c'era piu' latte; d'inverno meno. D'estate alla gente non interessava tanto il latte, e allora avanzava. D'inverno invece ne volevano di piu' e qualche volta non bastava per tutti. I clienti lasciavano il pentolino fuori dalla porta e le venditrici lo riempivano. In alcune case la mamma lasciava il vaso grande, perché travasava il latte in uno piu' piccolo che teneva soltanto cinque litri. Sul vaso doveva esserci una targhetta gialla. Sopra c'era scritto: Carli Giustina, Trebiciano 179.
Un giorno la mamma si ammalo' e mando' Eleonora a vendere il latte. "Su, va', va'!" Eleonora lo fece controvoglia, perché non le piaceva andare a vendere il latte. Doveva essere sempre disponibile per i clienti, sorridente e cordiale. Dopo due giorni chiese alla mamma: "Mamma, ma quando guarirete?" Eleonora dava sempre del 'lei' alla mamma. Se si dimenticava di farlo e le dava del 'tu', la mamma la chiedeva: " E voi, dove eravate?" La mamma di Eleonora era nata nel 1890 ed e' morta nel 1964. Stava attenta ad ogni singolo litro di latte. Con i soldi che guadagnava comprava la farina per la polenta, un po' di pane o baccala' (stakvíz - da "stoccafisso", N.d.T.). Il sabato comprava un quarto di chilo di carne per brodo e la sera mangiavano lo spezzatino (golas).
Una volta, d'inverno, era tutto gelato. "Pr Stie'ne" la strada va in discesa ed e' molto ripida. Eleonora si accovaccio', ma scivolo' lo stesso sul ghiaccio. Verso' tutto il latte. Era pericoloso se una mucca andava tra i rovi e si graffiava le mammelle. Perché quando si cercava di mungerla, la mucca scalciava e rovesciava il secchio con il latte. Anche quando la mucca aveva la diarrea non era semplice, perché con la coda ti sporcava. Alcune chiedevano sempre alla mamma di Eleonora: "Siora Giustina, quando la me porta la pana?" E volevano avere latte fresco e anche panna. D'inverno pero' non invitavano mai la mamma dentro casa. Tenevano in mano il bricco e subito richiudevano la porta. La mamma diceva: "Panna? Ah quella proprio non la mangerete!" Alcune signore addirittura aspettavano che le donne del latte le invitassero a casa loro la domenica solo perché cosi' potevano assaggiare qualcosa di buono che loro facevano al forno, come il presnitz o i crostoli. Qualche volta le donne del latte nella cesta portavano anche piselli, fagioli o panna. Allora alcune signore si erano praticamente abituate e aspettavano sempre che le donne portassero qualcosa da casa. Talvolta la mamma portava a casa delle mele marce che aveva avuto per niente. E' stato meglio piu' avanti, quando in paese arrivava l'autobus (la coriera). La mamma di Eleonora smise di vendere latte nel 1957. Poco dopo si ammalo'.